Locali notturni e proprietari di abitazioni

Lettera del 27 agosto 2002.

La guerra contro l'inquinamento acustico notturno

C'è un nuovo pericolo che minaccia i proprietari di abitazioni, e che sta diventando più preoccupante anche delle scosse sismiche: l'apertura di un locale notturno, pub, bar, discoteca, birreria ecc. nel quartiere ove il cittadino possiede l'abitazione. Un evento del genere comporta l'immediata perdita di valore economico dell'immobile, e, se il proprietario vi abita, la necessità di vendere e di trasferirsi altrove per poter dormire di notte.

Un tema che potete portare avanti, che coinvolge molta più gente di quello che si pensa, del quale nessuno, salvo sporadicamente qualche politico verde, parla, è quello del diritto al riposo dei cittadini, calpestato dagli schiamazzi notturni provocati da discoteche, pub, bar ecc. ; amministratori pubblici incapaci lasciano licenze di apertura fino all'alba o addirittura 24 ore su 24 a tali locali, e forze dell'ordine troppo esigue, senza strumentazioni, lasciate a sé stesse, non riescono a controllare alcunché, nonostante la loro buona volontà.

Il problema coinvolge maggiormente le località turistiche, per il danno che esso porta al turismo d'elite e a quello delle famiglie, cioè al turismo che porta ricchezza alla località (vedi articolo seguente), ma riguarda in realtà tutte le città compreso il più sperduto paesello nel quale, sotto casa tua, ti aprono un bar munito di juke-box: non si dorme più. Possiamo ipotizzare che vittima di tale disgraziato fenomeno, peraltro in aumento esponenziale (non per l'incremento numerico del popolo della notte, anzi in declino, ma per il lassismo degli amministratori pubblici e la disorganizzazione dei proprietari di case) sia almeno il 10% delle abitazioni. Ripeto, basta un bar semivuoto sottocasa, con quattro gatti di clienti balordi semifatti schiamazzanti, con licenza di tenere aperto fino all'alba, e con lo stereo acceso ad alto volume. E' una sventura che è già capitata a molti, e che può capitare a chiunque, in qualsiasi momento, con conseguenze fisiopsichiche ed economiche pesantissime.

"La fuga del turismo dallo sballo della riviera."

Scottati una volta, non si ritorna.

Il turismo che paga, che porta soldi e ricchezza, quello delle famiglie, delle persone dai trenta ai sessanta, fugge dalle notti insonni delle località balneari verso i tranquilli e silenziosi agriturismo, che stanno moltiplicandosi come funghi. Il flop delle presenze nella riviera marchigiana del ponte del 1° maggio è l'avvisaglia preoccupante per tutti coloro che dal turismo balneare traggono proventi.

La politica miope, pavida o compiacente degli amministratori locali, con orari di apertura (e conseguente musica e schiamazzi) dei locali notturni e degli chalet oltre la mezzanotte, la carenza di organici e di strumentazioni tecniche delle forze dell'ordine, i continui furti, hanno fatto sì che la riviera stia diventando il dominio di pochi giovinastri (non dei "giovani", che sono un'altra cosa) e dei peggiori extracomunitari, balordi e sballati, ripieni di pasticche e di birra, che portano (pochi) soldi solo ai locali notturni e, forse, agli spacciatori, ma non agli operatori turistici. Gli alberghi stanno perdendo presenze e gli appartamenti, solitamente affittati ai villeggianti, rimangono sempre più sfitti.

La soluzione a tale problema è far ritornare le località balneari tranquille, silenziose e superprotette dalle forze dell'ordine (vigili urbani notturni compresi), con "silenziamento" alla mezzanotte dei locali notturni e delle bande di balordi maleducati per le strade. Chi ha un mese di ferie (e soldi da spendere) d'estate la notte vuole dormire e stare tranquillo, in tutti i sensi. Gli amministratori di località esclusive, per ultraricchi, l'hanno capito da un pezzo. I nostri amministratori locali avranno sufficiente intelligenza per capirlo?"

Chiaro, no?
Per risolvere tale problema occorre:

  1. distinguere tra orario di chiusura e orario di silenziamento: tali locali possono anche stare aperti fino alle due, ma spegnendo qualsiasi apparecchio emittente suoni alle ore 24 (tuttavia orari di chiusura anticipati comporterebbero un minor carico di lavoro per le forze dell'ordine);
  2. rendere gli orari di chiusura e di silenziamento assolutamente inderogabili da parte degli amministratori locali, troppo facilmente inquinabili dagli interessi delle lobby dei gestori (interessi in contrasto con quelli degli altri operatori turistici, albergatori, affittacamere, negozianti, e con quelli dei cittadini residenti), e dalle minacce della criminalità organizzata che gestisce parte dei detti locali a fini di spaccio e di sfruttamento della prostituzione, come le locali forze dell'ordine ben sanno; togliere quindi agli enti locali ogni potere normativo in ordine alle attività notturne rumorose;
  3. evitare il ricorso a complicati strumenti di misurazione dei decibel che rendono difficoltoso il controllo e la repressione del fenomeno da parte delle forze dell'ordine, lasciando al giudizio discrezionale di carabinieri e vigili, chiamati dai cittadini, il decidere al momento e sul luogo, viste le condizioni, se il reato dell'art. 659 c.p. sussiste o meno (d'altra parte se qualche cittadino reso insonne ha richiesto il loro intervento, vorrà dire che il riposo delle persone è stato turbato!!)
  4. comunque ricorrere a sistemi di accertamento più semplici, quali un semplice fonometro, dandolo in dotazione a tutte le stazioni locali delle forze dell'ordine, in primo luogo ai carabinieri e ai vigili urbani;
  5. non costringere le forze dell'ordine per misurare i decibel a ricorrere ad altri organi amministrativi quali le asl, con procedure macchinose e inefficienti;
  6. dislocare gradualmente i locali notturni più rumorosi e inquinanti, discoteche, discobar ecc., lontano dai centri abitati residenziali;
  7. attuare in tutti i comuni un servizio notturno di vigili urbani muniti di fonometro, in ausilio a carabinieri e polizia;
  8. regolamenti condominiali preventivi che non consentano l'utilizzo di locali a piano terra o seminterrati come locali notturni;
  9. aumentare la ridicola sanzione pecuniaria prevista dall'art. 659 c.p. ed applicare tipologie di pena più severe, unitamente alla revoca della licenza.

E' assolutamente necessario che i proprietari delle abitazioni interessate non stiano zitti, rassegnati e insonni, ma facciano sentire la loro voce e le loro proteste, coalizzandosi fra di loro, con denunce, esposti e richieste di interventi e di misurazioni fonometriche a forze dell'ordine, prefetture, procure, amministrazioni locali, asl, pretendendo (è un loro diritto!!) la sanzione penale prevista dall'art. 659 del codice penale e la revoca della licenza di apertura per i proprietari dei locali notturni che non rispettano la legge e le ordinanze comunali di silenziamento notturno. E' possibile anche inviare via internet e-mail di denuncia e protesta ai siti di tali autorità, nonché a quelli dei singoli politici parlamentari e dei ministeri (vedi www.parlamento.it e www.governo.it).

Come detto, questa sarebbe un'interessante battaglia che vi porterebbe adesioni, e di gente determinatissima, in quanto lesa nella salute e nel portafoglio; sta a voi cogliere l'opportunità. Non abbiate paura di perdere l'appoggio dei giovani: sono un docente delle superiori e conosco bene la realtà giovanile. I giovani dediti allo sballo notturno sono una ristretta minoranza, e non sono nemmeno tanto giovani, visto che lo sballo comincia ad essere una rancida moda degli attuali trentenni. I giovani delle superiori, di 18, 19 anni considerano lo sballo notturno una forma di lavaggio del cervello, di controllo sociale, per impedire ai giovani di pensare; la maggior parte dei giovani di oggi preferisce rafforzare i propri muscoli in palestra o in piscina, invece che il portafoglio di chi gestisce sballo, locali e droga per un popolo della notte scemo e ottuso, ormai fuori moda.

Lettera firmata


Siamo solidali con lei. Personalmente ho passato un weekend a luglio in una località turistica della Liguria e mi sono dovuto assorbire per due giorni consecutivi una musica assordante, martellante, fino alle due di notte. Si trattava di una sorta di discoteca all'aperto che si svolgeva in un parco al centro del paese ligure con intorno case e condomini. Una esperienza da dimenticare per le mie orecchie e per il mio equilibrio psico-fisico, da farti passare la voglia di ritornarci un'altra volta in quella località. Tuttavia lo "spettacolo", non so da chi organizzato, si ripete tutti gli anni e richiama un sacco di giovani. Molto probabilmente si ripeterà anche il prossimo anno. Va bene farlo ogni tanto, ma facciamolo finire a mezzanotte.

Il problema da lei posto, oltre a riguardare le località turistiche della riviera, riguarda anche le nostre città e i nostri paesi. Non dimenticherò mai il "Rave Party" che le mie orecchie si sono dovute sorbire per tutta la notte e durato alcuni giorni avvenuto solo pochi mesi fa qui in provincia di Torino sulle rive di un torrente tra le proteste dei cittadini e l'indifferenza degli amministratori e delle autorità locali che hanno lasciato suonare e ballare questa banda di giovani per tutto il tempo che hanno voluto.

Saluti.

Piero Bosio