Amministratore condomino o professionista ?

La nostra esperienza ci insegna che Amministratori condomini, non professionisti, senza partita iva, in pensione, svolgono il loro lavoro con passione e competenza, a volte meglio di quelli professionisti con "certificazione", proprio perché gestiscono uno o al massimo due condominii, a differenza del professionista che lavora su scala industriale avendo molti condominii da gestire.

Questi condomini, molti dei quali in pensione, quando si sentono offrire l'amministrazione del proprio condominio, di punto in bianco rinascono, nuova vita entra nelle loro anime, si sentono importanti e soprattutto utili alla comunità, finalmente fuori dalla noia quotidiana dove la pensione li aveva cacciati ed emarginati.
La certificazione un ometto con la testa a forma di monitor

Quindi eccoli andare a passare la giornata nella biblioteca comunale, anzichè al bar e a documentarsi su norme e leggi. Eccoli in placida coda presso gli sportelli dell'Agenzia delle entrate, in attesa di conferire con il responsabile di turno su come compilare il modello FW.

Eccoli in assemblea battaglieri più che mai, insieme agli altri condomini, citare sentenze di Cassazione e tacitare i proprietari più irriducibili.

Eccoli preparare tutti i documenti per la pratica del 36% con una alacrità tale da mandare la DIA persino al Papa. Passano di casa in casa, di porta in porta, a riscuotere la quota lavori condominiali con una umanità così commovente da farti riscoprire il significato vero della vita. Un cicchetto non glielo toglie nessuno.

Eccoli durante i lavori di riparazione e ristrutturazione del loro condominio seguire per filo e per segno, pignoli come pochi, tutti i lavori, telefonare al direttore, sollecitare gli interventi, protestare perché il lavoro non è venuto bene e che va rifatto.

Soltanto loro possono fare così tanto perché sono pensionati e hanno tempo a disposizione. Tempo che invece, per forza di cose, manca all'amministratore professionista che dall'alto dei suoi 20/30 condominii fa fatica a seguire i lavori con la stessa pignoleria che invece contraddistingue gli amministratori condomini ai quali sta a cuore la loro casa più di ogni altra cosa.

l'amministratore professionista, oltre ad una gestione notevolmente più salata rispetto a quella del pensionato, vive i problemi del condominio con molto più distacco e se un lavoro non riesce tanto bene, pazienza. Il condomino invece, ci tiene a che i lavori siano fatti bene, perché in questo modo viene valorizzato anche il suo bene.

Un fatto molto negativo che notiamo ultimamente è la progressiva rinuncia di molti pensionati e dopolavoristi che amministravano il loro condominio con grande competenza, passione e con poche lire di compenso a continuare nell'amministrazione. Il motivo principale di tali abbandoni è di solito lo spauracchio di una denuncia all'INPS da parte di qualcuno, il terrore di perdere la pensione, le nuove incombenze burocratiche/fiscali, elargite con molta abbondanza dal precedente governo, tipo: 770, FW, complice anche la paura di commettere errori e di venire sanzionati.

Purtroppo oggi in Italia non c'è più spazio per chi vuole amministrare il proprio stabile alla buona. Il peso della burocrazia, delle normative, delle sanzioni, della fiscalità, delle incombenze in un condominio è tale da dissuadere anche il più volenteroso dei pensionati.

Dispiace, perché a queste persone che a nostro avviso meritano il titolo di EROI, in genere subentrano figure professionali asettiche, quasi in camice bianco.

Sono gli amministratori condominiali degli anni 2000, molto professionali e preparati, con la valigetta, il computer portatile, il telefonino e l'immancabile timbro al seguito. Sono gli amministratori "certificati" che, come tanti elettrodomestici a norma CE, sembrano fatti in serie. Questi nuovi "Manager" del condominio non li vedi mai, hanno lo Studio di amministrazione immobiliare, il fax, la linea ISDN, l'email, la segretaria, il telefonino sempre appiccicato alle orecchie. Quando gli telefoni per un problema non ci sono, sempre in viaggio e impegnati sul lavoro. Al loro posto c'è la segreteria telefonica oppure, quando va bene, la segretaria in persona che prende nota del problema e riferirà.

Quando arriva il tecnico, mandato dalla segretaria di uno di questi Studi su richiesta di un condomino, non trova più il nostro eroe pensionato ad aspettarlo, ma il vuoto, il vuoto più assoluto, non c'è più il contatto umano del pensionato che a fine lavoro ti invitava da lui a bere un bicchiere. Spaesato, il tecnico incomincia a suonare a tutti i campanelli del condominio e a chiedere dov'è il guasto. "Ma quale guasto?" gli rispondono gli altri dai citofoni, "il guasto all'impianto elettrico" risponde il tecnico, "ma guardi che forse ha sbagliato condominio". Il tecnico pensando ad una bufala se ne torna in sede, ma intanto sono volate 100.000 lire di diritto di chiamata.

Il condomino che aveva chiamato l'amministratore perché si era fulminata la lampadina delle scale del suo pianerottolo, si spazientisce e dopo alcuni giorni ritelefona all'amministratore sollecitando la riparazione, il quale si meraviglia come mai non sia stata ancora eseguita.

Così una semplice riparazione di poche lire, come la sostituzione di una lampadina, può arrivare a costare in fattura anche 200.000/300.000 lire per due o tre diritti di chiamata andati a vuoto, già perché c'era anche la lampadina della cantina fulminata, che moltiplicati per il numero delle lampadine che in media si fulminano in un anno nel condominio fanno cifre che possono raggiungere il milione come niente, solo di sostituzione lampadine.

Per questo noi proprietari preferiamo l'amministratore interno a quello esterno al condominio e ci battiamo affinché sia riconosciuto al condomino che si sente ancora di farlo, anche se si tratta del barbiere, il diritto all'amministrazione del proprio stabile. Non lasciamo che ai pensionati, padroni della propria casa, sia tolta l'ultima speranza per sentirsi ancora utili a qualcuno.