Il Sunia ( sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari ) ci scrive una lettera A.R. a tutela di un loro associato.
La busta che conteneva la lettera A.R del Sunia.
Nella lettera il responsabile del Sunia ci chiede copia delle pezze giustificative relative alle voci di spesa inerenti gli oneri accessori per la gestione 2004/2005 e 2005/2006. Ciò al fine di effettuare una verifica sulle spese di competenza del loro associato.
La lettera conclude che se entro 15 giorni dalla presente, non ottemperiamo a quanto richiesto, il loro associato si riserva di fare ricorso all'autorità giudiziaria.
Il loro associato è un nostro inquilino al quale abbiamo addebitato più spese di quanto la legge (legge 392/78, legge equo canone) ci consente, forse per una errata interpretazione di un articolo di legge. Giustamente l'inquilino non vuole pagare più di quanto deve e dopo avercelo fatto presente verbalmente durante l' ultima riunione condominiale, forse per ripicca, perché noi, sordi alle sue rimostranze, gli abbiamo sollecitato il pagamento delle pigioni arretrate non pagate, ci ha fatto scrivere dal Sunia. Quindi, per difendersi dalla nostra insaziabile fame di soldi, l'inquilino ha pensato bene di ricorrere alla tutela del Sunia.
Ora a noi tocca perdere tempo per rispondere alla lettera del Sunia, per poi alla fine restituire il maltolto all'inquilino, se non vogliamo finire tra le forche caudine dell'autorità giudiziaria.
Il Sunia è il sindacato che tutela gli inquilini dall'arroganza e dalle ingiustizie perpetrate dai proprietari di casa nei confronti degli inquilini. Gli inquilini sono considerati dallo Stato italiano la parte debole, a differenza dei padroni di casa considerati la parte forte.
Nessuno costringe l'inquilino a sposare il proprietario di casa e se quest'ultimo è un filibustiere, uno sfruttatore della povera gente, l'inquilino è libero di dire al suo padrone di casa: " Sono stufo di pagarti pigioni e spese e me ne voglio andare !", da mettere in pratica scrivendogli una lettera di disdetta o recesso dal contratto di locazione, facendo fagotto, andandosene da un altro proprietario con un bel trasloco, lasciando così il vecchio proprietario con l'alloggio vuoto.
Il proprietario invece non può mandare via il suo inquilino quando è moroso o è stufo del suo comportamento incivile nei confronti dei vicini e irrispettoso nella puntualità dei pagamenti delle pigioni e delle spese e deve tenerselo, che piaccia o no, fino alla scadenza contrattuale o fino a quando l'Ufficiale giudiziario non arriva a sbatterlo fuori. In queste condizioni, il proprietario si chiede se ha ancora senso locare una casa o un immobile.
Noi invitiamo il nostro inquilino ad andarsene, se ritiene di pagare troppe spese, perché chi loca un bene come la casa, lo fa per lucro, per trarre un reddito e rientrare delle spese sostenute per il suo mantenimento e non lo fa per beneficenza o per pietà nei confronti dell'inquilino che poverino non riesce a trovare casa.
Apro una breve riflessione personale polemica.
A me proprietario di casa viene da ridere se non da piangere a vedere l'esistenza di tutti questi sindacati a tutela di proprietari e inquilini e dei loro rispettivi diritti, quando poi penso che in Italia ci sono 150.000 aborti all'anno e non c'è un sindacato, se non la Chiesa cattolica, ammesso che si possa considerare sindacato, che tuteli quei bambini ancora non nati dalla morte precoce.
Quei bambini futuri aborti, non hanno ancora i soldi per pagarsi le tessere dei sindacati e non hanno ancora le mani per votare a sinistra e quindi nessuno li tutela, se non il grembo che li ha concepiti.
Come proprietario di casa, quindi persona considerata dallo Stato la parte forte, mi chiedo e chiedo a te proprietario che leggi, cosa possiamo fare di concreto per tutelare quei bambini ancora non nati destinati ad essere abortiti. Quei feti, potenziali bambini che io considero la vera parte debole della società da tutelare a dispetto di quanto possano pensare gli inquilini e i loro sindacati che votano a sinistra.
L'assurdo è che la legge è talmente ipocrita che consente alle donne di abortire quando lo decidono, ma non consente al proprietario di mandare via l'inquilino quando lo decide. Cosa è più grave: uccidere un feto o mandare via un inquilino?
Se l'inquilino mi chiede di restituirgli il mal tolto, io glielo restituisco anche doppio o triplo, però a questo punto, chiederei allo Stato italiano laico, ma nella sostanza cristiano e cattolico, di tutelare anche i bambini fin dal concepimento e le rispettive madri, restituendo il maltolto alle famiglie, considerando un crimine l'aborto praticato come mezzo per il controllo delle nascite.