Uno dei problemi che interessa i proprietari di casa sono i furti negli appartamenti, i quali comportano la violazione della propria privacy e un danno economico per ciò che può essere portato via e per i danni dovuti alla forzatura dei serramenti.
Qui vediamo di affrontare l'argomento discutendo delle varie normative e tecniche di antifurto e anti-intrusione che il mercato mette a disposizione per la difesa dai furti nell'appartamento del proprietario di casa o dell'inquilino.
C'è da premettere che un impianto di antifurto non va improvvisato, ma va pensato e progettato da un tecnico abilitato esperto del settore insieme con il proprietario. Il tecnico dovrà stabilire quale sia la tipologia di impianto più idonea alle esigenze della casa in cui vive il proprietario e la sua famiglia.
Antica cassaforte dai mille segreti, dove tenere oggetti preziosi
I sistemi di difesa possono essere di vari tipi: umani, meccanici, elettrici ed elettronici.
Il servizio di portineria con portiere è uno dei più semplici impianti di antifurto che sfrutta risorse umane perché costituisce un deterrente per il ladro che preferisce appartamenti posti in zone isolate e senza custodia. Tuttavia, dato i costi che questo tipo di servizio comporta, si assiste sempre più spesso ad una rinuncia e dismissione del servizio da parte di molti condomini e alla sua sostituzione con impianti di videosorveglianza.
Negli impianti di antifurto meccanici rientrano quelle protezioni costituite da casseforti, catene, lucchetti, serrature, inferriate, porte e vetri blindati che rappresentano il primo livello fondamentale passivo di sicurezza antifurto e antiintrusione.
Lucchetto nuovo e serratura scassinata
Tra gli antifurti attivi troviamo quelli elettrici ed elettronici che sono regolati dalle norme CEI CT 79 e devono rispondere dei requisiti di sicurezza, affidabilità e semplicità d'uso. La loro rispondenza alle norme è certificata dal marchio IMQ.
La classificazione di un impianto antifurto e la sua idoneità all'installazione nei diversi ambienti interni od esterni soggetti a diverse temperature viene fatta dalle norme IEC della Commissione Elettrotecnica Internazionale e sono recepite in Italia dalle norme CEI.
La norme CEI classificano gli involucri destinati a contenere le apparecchiature elettroniche dell'antifurto in base all'ambiente in cui sarà collocato e quindi l'installatore deve verificare la corretta idoneità dell'involucro a proteggere l'apparecchiatura in previsione di dove verrà collocato. Le norme CEI classificano gli involucri con dei simboli grafici o con simboli alfanumerici costituiti dalle lettere IP (International Protection) seguite da due cifre che indicano il grado di protezione dell'involucro e l'ambiente idoneo ad accoglierlo.
Un impianto antifurto di solito è formato da più elementi che possono essere integrati o separati tra i quali ricordiamo:
- alimentatore, collegato alla rete elettrica per alimentare l'inpianto stesso e la batteria tampone di riserva in caso di mancanza di energia elettrica
- rivelatore o sensore, apparecchio trasduttore destinato a trasformare un evento come un rumore, una vibrazione, un movimento, una variazione di temperatura, ecc, in una corrente elettrica idonea o in un segnale. Può essere di tipo passivo come ad esempio un interruttore magnetico o attivo come ad esempio un emettitore di ultrasuoni o microonde.
- centralina di comando, apparecchio in grado di elaborare i segnali o le correnti provenienti dai rivelatori e attivare gli appositi allarmi
- dispositivo di allarme, apparecchio che segnala l'attivazione di un allarme attraverso un suono acustico o un segnale luminoso
- comando di controllo, apparecchio che si interfaccia con la centralina e serve a programmare l'antifurto attivandolo o disattivandolo. Puo essere integrato nella centalina o separato come un telecomando
- cablatura, sono i cavi destinati al collegamento dei vari elementi dell'antifurto: sensori, centralina, alimentatore
Ogni impianto di antifurto a bassa tensione deve avere il marchio CE per essere commercializzato e ciò garantisce la rispondenza alle norme IEC internazionali. Come dispositivo elettrico, l'antifurto deve essere conforme anche alla norma CEI 64-8. Mentre, per quanto riguarda il suo ambito di applicazione, le norme CEI di riferimento sono principalmente le CEI 79-2 -3 -4 e le CEI 79-16 per quanto riguarda i sistemi senza fili con collegamenti a radiofrequenza.
Per chi trasgredisce alle norme, il decreto legislativo del 25/11/1996 n 626 e successive modifiche prevede pesanti sanzioni amministrative per i fabbricanti e venditori e sanzioni penali (Decreto legislativo n. 626 del 19/04/1994) per l'installatore.
Per maggiori informazioni sulla marcatura CE visitare il sito www.marcaturace.com
Nel prossimo articolo vedrò di approfondire il capitolo sui vari tipi di rivelatori che vengono usati negli impianti antifurti. Chi è interessato può fare riferimento al testo "Impianti antifurti e antiintrusione" di Vittorio Re, Utet, Editoriale Delfino al quale mi ispiro per la trattazione.
I comuni sensori degli impianti antifurto vengono classificati in macrocategorie, in base alle realizzazioni in passivi e attivi, mentre in base alla operatività vengono classificati in puntuali, lineari, superfici, volumetrici.
Vediamo:
- Realizzazioni.
- Attivi: esempi sono i rivelatori a microonde, a infrarossi attivi, ultrasuoni. Sono costituiti da due dispositivi: un emettitore e un ricevitore: il trasmettitore genera l'evento fisico come un raggio all'infrarosso e il ricevitore rivela la variazione dell'evento fisico
- Passivi: esempio sono i sensori a infrarossi passivi dove la sorgente infrarossa è data dal calore umano, microcontatti, rivelatori di vibrazioni. Si tratta di rivelatori costituiti da un solo dispositivo che rivela un processo fisico come la variazione elettromagnetica o la presenza di un corpo caldo.
- Puntuali: Sono di esempio contatti magnetici ed elettromeccanici, tappeti e nastri sensibili. Rivelano le variazioni della loro condizione di stato o di "punto"
- Lineari: sono di esempio i rivelatori a barriera infrarossi attivi, dove l'attraversamento o l'interruzione di una linea ideale genera un allarme
- volumetrici: sono di esempio i rivelatori a ultrasuoni, infrarossi passivi e a microonde, dove l' evento di allarme è provocato dal movimento delle persone all'interno di un volume protetto.
- Superfici: sono di esempio i rivelatori microfonici, dove l'attraversamento o l'interruzione di una superficie ideale genere l'evento di allarme
I rivelatori possono essere alimentati nel caso necessitino di energia elettrica per funzionare come i sensori a infrarossi, oppure possono essere non alimentati come nel caso di contatti elettromagnetici.
Il segnale di uscitadal rivelatore può essere:
- analogico, cioè la variazione del segnale è continua nel tempo
- digitale, dove il segnale di uscita è discreto e campionato nel tempo. In tal caso il rivelatore dispone di un convertitore analogico/digitale e la trasmissione del segnale avviene in forma di combinazione numerica.